ALL'UMANITARIA
Impara l'arte del pane:
qui bastano ottanta ore
Da tutto il mondo per seguire il prof Marinoni: i corsi per fare un antico (e richiestissimo) mestiere
Cesare Marinoni al corso (Fotogramma) |
Nel 1921 era stata aperta anche una scuola professionale per panettieri e pasticceri, chiusa a causa della guerra e riaperta nel 2009. Oggi, dopo essere stata ospite di altre location, il ritorno in sede: da aprile in Umanitaria è allestito un laboratorio di produzione del pane a scopo didattico dove si svolgono regolari lezioni. Dai corsi base di 80 ore, per imparare l'uso delle attrezzature e dei materiali, a quelli più specializzati di 200 ore. Unico requisito per partire la presenza di almeno 12 allievi. «Ho iniziato a insegnare qualche anno fa con il gruppo giovani della Federazione Italiana Panificatori - racconta uno dei docenti, Cesare Marinoni, famiglia che a Milano lavora nel settore da 5 generazioni -. Ora mi ha preso una vera passione. I prodotti li consumano i ragazzi, le eccedenze le portiamo alle mense dei poveri». E come va il lavoro, agli scolari? Bene, dicono i dati forniti dalla segreteria dell'istituzione: sulle 220 persone che hanno seguito finora il corso circa il 60% ha trovato impiego. Intorno ai tavoli, letteralmente con le mani in pasta, si affolla un gruppetto eterogeneo, tante lingue, tanti colori, tanta allegria e voglia di imparare.
Qui si impara a fare il pane |
Il più giovane è un ragazzo milanese di 17 anni, il più agé un signore cubano di 47. Si chiama Rafael, ha studiato economia: è arrivato in Italia dieci anni fa inseguendo un amore, poi tanti mestieri, infine un problema di cuore che gli impedisce lavori pesanti. Sogni? «Sono disoccupato. Desidero lavorare e avere una vita tranquilla». Obiettivo che unisce i partecipanti, in arrivo da tutt'Italia ma anche dalla Polonia, dal Nicaragua, dalla Tunisia, dalla Sierra Leone. Questa è la terra d'origine di Chernur, 22 anni, che vorrebbe aprire il suo forno a Varese dove vivono i genitori.
Nicaraguense sposata a un italiano, una figlia, la signora Orieta è entusiasta: «Abbiamo insegnanti che trasmettono competenza ed energia. Questo è uno stage per trovare un'occupazione, magari nel mio paese». L'impiego se lo immagina all'estero Carlo, 27 anni, milanese: «Ho fatto diversi mestieri, poi ho scoperto il mondo gastronomico: vorrei studiare pasticceria e tentare la sorte a New York». Tra francesini e ferraresi, focacce e trecce, grissini e tartarughe, il profumo del pane appena sfornato invade l'ambiente. Un linguaggio che non ha confini.
Chiara Vanzetto
12 luglio 2011(ultima modifica: 13 luglio 2011 12:22)© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 luglio 2011(ultima modifica: 13 luglio 2011 12:22)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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